In occasione del lancio di Hermes ci è sembrato giusto fare un’intervista alla nostra Preside che, con grande disponibilità, ci ha accolto nonostante fosse molto impegnata. In primis ci è apparso adeguato chiederle cosa
vuol dire essere un dirigente scolastico e cosa comporta. Lei gentilmente ci ha spiegato che questa figura è stata introdotta con il decreto legislativo n. 165 del 2001, e che il suo lavoro essenzialmente è quello di coordinare di tutta la scuola, insieme agli ordini collegiali. Ci ha spiegato che ciò che un buon dirigente dovrebbe fare è guidare gli studenti verso un percorso formativo, per la propria cultura personale, ma non solo: infatti nelle sue mansioni rientrano anche l’indirizzare il personale docente e non, l’organizzazione contabile (insieme al DSGA) e la gestione degli edifici scolastici, sempre nel rispetto delle norme contrattuali.
La Preside ci evidenzia quindi come l’ausilio di altre persone sia fondamentale per svolgere al meglio il suo compito.
Quando chiediamo cosa ha cercato di trasmettere in questi anni come dirigente scolastico e, ancor prima, come docente, lei ci risponde che ha una lunga carriera di insegnante e il suo obiettivo principale è sempre stato quello di guidare le persone che le venivano affidate verso una crescita personale, senza imposizioni, ma parlando per esperienza personale. Inoltre ci ricorda che non è detto che da un buon docente derivi un altrettanto buon dirigente, poiché il ruolo del Preside è più complesso rispetto a quello del Professore. Detto ciò, nella sua carriera, sia come docente che come dirigente, ha sempre avuto una particolare importanza il dialogo e il confronto che, ci dice, è sempre un elemento positivo.
Chiedendole della presunta crisi del liceo classico di cui di tanto in tanto si sente parlare, ci dice che, effettivamente, a livello nazionale, già da un po’, è in atto una tendenza che vede calare le iscrizioni al classico. Ovviamente se ne dice rammaricata, anche perché questa tendenza, che è un fenomeno complesso, è determinata anche da semplificazioni strumentali e da una concezione della cultura classica e del mondo del lavoro un po’ superficiale. Ciò che spesso non viene colto è quanto possa risultare feconda la relazione tra classicità e innovazione, anche tecnologica. Non sono due dimensioni necessariamente divergenti, anzi, mettendole adeguatamente in relazione si può avere una marcia in più, a livello formativo, ma anche in vista del lavoro. Il Classico ha ancora molto da dare al mondo dell’eccellenza che, tra mille difficoltà, continua ad essere un tratto distintivo dell’Italia.
Sull’alternanza scuola-lavoro ci informa che è stata introdotta con la legge n. 107 del 2015 (la cosiddetta “Buona scuola”). Riguarda i ragazzi del triennio e ovviamente richiede uno sforzo maggiore da parte dello studente, ma la finalità è positiva poiché immaginare di essere lavoratori vuol dire sviluppare anche delle competenze diverse da quelle che si apprendono nell’ambiente scolastico. Inoltre ci dice che quest’anno ha preferito, in occasione del primo ricevimento, convocare tutte le famiglie di tutte le classi interessate, per parlare e chiarire eventuali dubbi, coerentemente con il suo percorso di dialogo e confronto.
Le chiediamo poi come intende la parola “cultura” . Ci risponde dicendo che la definizione è molto complessa: essa comprende conoscenze di vari ambiti come quello storico, geografico, sociale etc, ma è anche la capacità di relazionarsi con le persone che si incontrano lungo il proprio cammino. In questo senso la cultura è un vero e proprio stile di vita.
Non poteva mancare una domanda sul ritorno del nostro giornalino scolastico. Si mostra subito entusiasta, dicendo che è un’iniziativa bellissima, che lei lo ha trovato già quando è diventata nostra Preside e che ha cercato sempre di tutelarlo ma purtroppo, per cause di forza maggiore, non è stato sempre possibile. Quando le hanno riproposto il progetto ha subito accettato, giudicandolo come qualcosa a favore della scuola, che ci potrebbe far crescere. Hermes deve diventare la carta d’identità, ciò con cui ci presentiamo, per quello che siamo, per ciò che facciamo, valorizzando le nostre attività. Il giornale, ci dice, deve essere proprio come un affresco della vita della scuola, fatto di tante pagine, anche se online, attraverso le quali dare visibilità a quelle attività che possono servire a tutti.
Riguardo il nuovo indirizzo di scienze umane, aperto quest’anno, ci che è stato voluto da lei e il consiglio d’istituto perché nella zona di Bagheria e dintorni non esisteva e quindi non c’era opportunità per coloro che volevano intraprendere questa strada, se non quella di andare lontano da casa propria e viaggiare ogni giorno. È stato scelto anche per la sua affinità con il liceo classico in quanto alcune materie sono uguali pur essendoci una differenziazione di fondo: la disciplina d’indirizzo del liceo classico infatti è il greco mentre quella del liceo delle scienze umane è l’omonima scienze umane. La Preside ci ricorda che questa novità non deve essere vissuta con diffidenza, ma che dobbiamo vederla come un arricchimento dell’offerta formativa, e che gli alunni dei due indirizzi possano convivere in armonia e senza competitività, poiché lo scopo ultimo è lo stesso per entrambi: un percorso di maturazione culturale e relazionale. Ovviamente le differenze nel tipo di studio sono evidenti, ma l’impegno necessario è lo stesso
Avviandoci alla fine della nostra conversazione le abbiamo fatto una domanda un po’ particolare: “Lei è soddisfatta del suo istituto?”
La Dirigente ha risposto di sì, poiché ha notato che noi prestiamo ascolto alle sue proposte e ci interessiamo del benessere del nostro liceo, ma ci ricorda che si può sempre fare di più e meglio.
Il suo messaggio per noi è di non scoraggiarci o adagiarci, di impegnarci ogni giorno per i valori in cui crediamo, di non considerare mai nulla come un qualcosa di concluso, perché si può sempre migliorare. A tal proposito, e per concludere, le chiediamo cosa si aspetta da noi ragazzi e cosa vorrebbe che facessimo. Con garbo ci risponde che vorrebbe fiducia, perché, anche quando le scelte da prender non sono facili, decide avendo a cuore il nostro cammino. Per questo, alle volte, si spoglia dei panni di dirigente per entrare in quelli di mamma, chiedendosi comunque costantemente se ci vengono via via forniti gli strumenti giusti per affrontare quello che verrà dopo, che sia il mondo del lavoro o l’università.
Valentica Chiello IVC