Il codice rosso, la violenza spiegata in 21 articoli.
Quanti di voi conoscono il codice rosso?
La legge n. 69 della Repubblica italiana, emanata il 19 luglio del 2019, è una legge volta a tutela di coloro che subiscono violenza, di genere e non, per atti persecutori e maltrattamenti.
È composto da 21 articoli in cui vengono individuati diversi reati:
* costrizione al matrimonio (punito con la reclusione da 1 a 5 anni);
* sfregio (punito con la reclusione da 8 a 14 anni);
* revenge porn (punito con la reclusione da 1 a 6 anni e con una multa da 5.000 a 15.000 €) * stupro (punito con la reclusione da 6 a 12 anni);
* stalking (punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni);
* lesioni gravi personali (punito con la reclusione da 12 a 24 anni);
* maltrattamenti (punito con la reclusione da 3 a 7 anni);
* violazione degli ordini restrittivi (punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni) Il provvedimento inoltre incide sul codice penale per inasprire le pene di alcuni delitti.
Perché “codice rosso”? Un pronto soccorso per le vittime di violenza La legge prende il nome di “codice rosso”, perché prevede l’introduzione di un intervento immediato per le denunce e le indagini che riguardano casi di violenza. Questo comporta che il tempo d’intervento da parte delle forze dell’ordine si riduce a 3 giorni e il tempo per denunciare le violenze si allunga dai 6 mesi ai 12 mesi.
Perché è necessario?
“ricordati di me che sono la Pia;
Siena mi fè, disfecemi maremma;
Salsi colui che ‘nnanellata tria;
Disposando m’avea con la sua gemma.”
(Purgatorio, V canto)
Dal 2008 per il delitto feroce di cui è vittima la Pia De Tolomei di Dante, vi è un termine preciso “femminicidio”.
Dal 2019 il codice rosso ci dà la dimostrazione che questa emergenza non è ancora finita: infatti nel 2021 in Italia sono 90 le vittime di femminicidio.
Prevenire è meglio che curare.
Oltre al codice rosso, che ne rappresenta la cura, abbiamo riflettuto su quanto più importante possa essere nella lotta alla violenza la prevenzione. Questa inizia dall’ educazione in famiglia: qui si imparano i primi insegnamenti relativi al genere, al rispetto e ai diritti umani. Poi la scuola, di supporto alla famiglia, ci rende autonomi nello sviluppare il pensiero critico e promuovere la cultura del rispetto dell’altro.
L’esercizio della cooperazione e della condivisione, l’abitudine all’ascolto partecipe, all’empatia, soprattutto se promossi sin dall’infanzia, prevengono fenomeni di violenza in età adulta.