Ancora agitato mi guardai intorno: ero ritornato nel luogo di prima. Mi alzai di scatto allucinato dalla vista di quell’orribile essere e, dopo aver notato la maschera, le diedi un calcio tanto forte da farla rimbalzare più volte. Dopo aver compiuto questo gesto indietreggiai intimorito, poi mi allontanai e mi diressi altrove a passo veloce.
Continuai a chiedere aiuto fino a bruciarmi le corde vocali, ma nessuno rispose al mio richiamo agguerrito. Portai una mano sul collo e l’accarezzai addolorato, mi gettai di peso sulle mie ginocchia per poi guardare il suolo ove era riflesso il mio sguardo impaurito e sconvolto. Volsi lo sguardo intorno e rividi vicino a me quella dannata maschera, la fissai con ira ardente, ma allo stesso tempo con un profondo senso di smarrimento pari a quello di un agnellino indifeso in cerca del proprio gregge. Ogni singola parola che pronunciai si rivelò vana. Ero completamente da solo. Esaminai a lungo la maschera, poi allungai la mano verso l’oggetto e vidi che il volto era cambiato: aveva un sorriso enorme. Ero spinto da un forte desiderio di rimetterla, ma non ne ero del tutto convinto. Nel silenzio sentii un tacchettio: “Cosa aspetta ad indossarla, signor Wood?”. Sussultai e subito volsi il mio viso verso quella voce ritrovandomi dinanzi una donna con indosso un abito nero; le sue braccia erano coperte da un paio di guanti del medesimo colore; i lineamenti del suo viso erano a dir poco affascinanti e possedevano qualcosa di familiare. La guardai con un’espressione tagliente e le chiesi: “Chi sei?”; si avvicinò a me, il rumore dei tacchi risuonava e, man mano che avanzava, mi rispose: “Sei sempre stato così diffidente e superbo, ma mai troppo astuto”. Mi girava intorno mentre me ne stavo piegato sulle ginocchia “Io sono la reincarnazione dei tuoi peccati, la fonte dei tuoi desideri e la causa della tua morte”. Alzai il viso di scatto “Ma di che cosa stai parlando?”, la donna riprese: “Non hai ancora capito?”. Mi sorrise con malizia, allungò le dita affusolate verso il mio viso accarezzandolo con perversione, il suo volto era vicino e notai le sue labbra carnose avvicinarsi alle mie, venni stregato dal suo splendore, ella aggiunse: “Hai sempre avuto soldi, successo, popolarità, rivalità, tentazioni a cui non hai mai rinunciato, ma nonostante tutto dentro il tuo petto continua a regnare un vuoto che non riesci a spiegarti. Eppure le tue esperienze ti hanno portato qui, alla tua destinazione finale. Sei soddisfatto?”. Mi guardò negli occhi “Quale sarebbe la mia destinazione finale?”. Mi rivolse uno sguardo disgustato come se avessi detto qualcosa di orribile “Non ti rendi conto che a causa dei tuoi peccati ti trovi qui?”. Calò il silenzio, si alzò per poi accostarsi dietro la mia schiena “Se vuoi sapere di più, ti basta indossare quella maschera, se hai paura non scoprirai mai il motivo per cui sei qui e cos’è questo posto ma, per salvarti, devi mantenere un buon equilibrio mentale”. Si inginocchiò e mi diede un abbraccio poggiando il suo petto contro le mie spalle per poi sedurmi sussurrando vicino all’orecchio: “Indossala e ti mostrerà la verità”. Ero incapace di ribellarmi e mi feci trasportare dalle sue parole.
