D’amore non si muore e non si può morire. Ogni anno il 14 febbraio festeggiamo San Valentino onorando coloro che aggiungono colore alla nostra vita, dimenticandoci però di aumentare la consapevolezza riguardo quelle persone che non meritano il nostro affetto. Questa volta, infatti, il nostro istituto ha deciso di celebrare questa ricorrenza organizzando un dibattito orientato a dialogare dell’amore come opportunità di condivisione con l’altro, sottolineando la drammaticità della violenza come profanazione ingiustificata di questo ineffabile sentimento. L’incontro è nato dall’idea di una delle studentesse della scuola, Gioia Sanfilippo, in cui gli ospiti hanno individuato un lume di speranza, con la collaborazione delle professoresse Annalisa D’Alba e Maria Luisa Priola. Significativo è stato l’intervento della dott.ssa Anna Amoroso, coordinatrice e sociologa del centro ascolto, sostegno e cura “Uomini Maltrattanti” che, con convinzione, fa un appello a tutti i giovani: “Siete il nostro futuro, ma anche il nostro presente!”. Ella ribadisce che la violenza si manifesta sotto molte forme e non si limita alla molestia fisica ma comprende anche l’abuso verbale, che spesso deve fare i conti con la negazione e l’autocommiserazione dell’uomo ma anche con la minimizzazione degli eventi da parte della reale vittima. Questa associazione, infatti, ha lo scopo di indagare l’altra faccia della medaglia, l’origine del male, e di educare ai sentimenti quegli uomini che sono stati costretti a reprimere le proprie emozioni sin dalla tenera età, durante la quale hanno tratto insegnamento dalle fiabe o dai mass-media e non hanno mai affrontato la bellezza e la complessità della sfera affettiva. Secondo il dott. Vincenzo Nuzzo, psicologo e psicoterapeuta, nella formazione dell’uomo adulto gioca un ruolo fondamentale la pressione sociale che incita a non far trasparire le sue vulnerabilità, svalutando e/o umiliando i figli maschi, con il fine di temprare la loro personalità. La dott.ssa Rosanna Rubino, psicologa e psicoterapeuta del centro anti violenza “Donne Nuove”, puntualizza che i bambini sono come delle spugne, che in questa società patriarcale vengono abituati a sminuire l’altro su esempio dei loro genitori, e tali insulti sedimentano dentro il fanciullo, andando a forgiare un io molto fragile. In questo clima di tolleranza echeggia con forza la voce di Vera Squatrito, mamma di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio. La donna confessa che l’amore è una delle cose più belle concesse dalla nostra vita ma anche che bisogna distinguere un affetto veritiero da quello malato, incline a sfociare nella dipendenza emotiva: l’amore non è fusione, ma intreccio, dove ognuno mantiene la propria individualità. Ogni giorno il maltrattante faceva patire alla vittima piccole sofferenze che inducevano la ragazza a mutare il suo atteggiamento per placare quella soffocante gelosia, ma questo non lo soddisfaceva, egli ambiva ad alimentare le sue insicurezze, così da ridurla ad un corpo senz’anima e portandola a credere di essere dalla parte del torto. Ma l’amore non deve manipolarti e nemmeno cambiarti. Ogni qual volta l’amato cadeva nell’errore, allora usufruiva di un ricatto emotivo, piangendo e pregando, giostrandosi sulla minaccia di privarsi della propria vita, costringendola a perdonarlo. A volte, purtroppo, dobbiamo sbattere la testa per comprendere che il maltrattante si alimenta del male che egli infligge. Vera conclude il suo commovente intervento affermando: “La vita è una e non possiamo darla in pasto a questi maiali”.
La coraggiosa testimonianza è affiancata dalla disarmante lettera scritta da Giovanna Zizzo, mamma di Laura Russo, che si immedesima nelle vesti della giovane figlia poco prima della sua sepoltura, pulita e acconciata dalle mani accoglienti della donna. “Il mio papi mi tradisce, lui ha spezzato la mia vita e tutti i miei sogni. Voleva condannare mia madre all’ergastolo del dolore, in modo da punirla” – così inizia la sofferente dichiarazione che ha provocato un prorogato silenzio da parte dei presenti. Giovanna era ormai da tempo vittima dei soprusi del marito e la dolce Laura non riusciva a stare ferma a guardare, tanto da confortare la donna confidandole che un eventuale allontanamento del padre non l’avrebbe turbata. Nonostante la risolutezza di cui hanno dato prova, la bambina è stata tragicamente assassinata dall’uomo.
La speranza di Vera e Giovanna è quella di sensibilizzarci con la loro storia e di lasciare una loro impronta in vista delle nostre scelte future. Le donne concludono: “Abbiate il coraggio di chiedere aiuto e ricordate che la soluzione non è la violenza, quella è distruzione”.
Nuccio Veronica e Riggi Rita IV BU
Spero che questo incontro abbia lasciato uno spunto di riflessione da cui partire per distinguere la “qualità” dell’amore. Sento ancora il dolore che mi hanno lasciato le testimonianze degli ospiti intervenuti…..