Nel mese di maggio alcune ragazze della redazione di questo giornalino si sono poste questa domanda. Dunque per le classi dello Scaduto è stato fatto girare un modulo di Google a riguardo per ottenere qualche dato.
Degli studenti che hanno partecipato al sondaggio (103), il 70% circa è di genere femminile, il resto maschile.
I tre indirizzi dell’istituto hanno partecipato con un numero simile di rappresentanti (classico 32.4%, linguistico 29,4%, scienze umane 38,2%), mentre le quarte hanno mostrato più interesse delle altre classi, come si evince dal grafico sottostante.

Ma entriamo nel merito delle risposte.
Il 49% si dichiara non interessato allo sport, il 44.2% sostiene di segue soltanto il calcio maschile e il restante 6,7% si interessa sia al calcio maschile che a quello femminile.
Il 97% sostiene che il calcio sia uno sport per tutti e il restante 3% lo considera associato solamente al genere maschile.
Dal sondaggio è anche emerso che tre quarti dei partecipanti pensa che il calcio sia grande fonte di stereotipi e pregiudizi sulle donne, le quali non sarebbero capaci di apprendere il gioco o di competere con gli uomini; e, se qualcuna riesce a giocare insieme a loro, lo farebbe soltanto perché vuole attenzioni; in generale, si pensa che è un gioco per maschi e che il calcio femminile non merita di essere seguito (e da questo dipenderebbe lo stipendio minore delle giocatrici).
Ancora: il 53% dedica in media 8 ore settimanali al calcio, tra Playstation e partite in tv o dal vivo con gli amici o in polisportive.
Di 36 partecipanti che giocano dal vivo, il 70 % lo pratica con amici, l’8% con la squadra di cui fa parte e i restanti con entrambi.
L’amore per il calcio per la maggior parte degli interpellati è nato come tradizione familiare, ma una piccola parte si è interessata attraverso le amicizie e una parte ancora inferiore ha iniziato da sola a seguire lo sport.
Come era auspicabile, una considerazione che mette d’accordo la totalità di quanti hanno risposto al sondaggio è che le manifestazioni di violenza sono la negazione stessa dell’essenza dello sport.