I bagheresi possono dire di conoscere veramente uno dei loro concittadini più illustri e rappresentativi del Novecento italiano ed europeo, quale è Renato Guttuso?

Venerdì 12 Maggio, a Villa Cattolica, si è svolta la presentazione di Guttuso, un volume inedito del critico d’arte inglese John Berger.

Alla presenza di Dora Favatella Lo Cascio, già direttrice del Museo Guttuso, Tiziana Cristallini Carapezza Guttuso, presidente degli Archivi Guttuso, Filippo Maria Tripoli, sindaco di Bagheria e Daniele Vella, assessore alla cultura, Marco Carapezza (Università di Palermo) ha avviato una discussione insieme con i professori Maurizio Padovano (Liceo F. Scaduto) e Diego Mantoan (Università di Palermo) intorno alle figure di John Berger e Renato Guttuso.

Pubblicato solo in Germania Est nel 1957 e in URSS nel 1962 e mai in inglese o in italiano, Guttuso rappresenta il primo libro di Berger, considerato perduto dallo stesso autore. Il fortunato ritrovamento, nel 2022, del dattiloscritto originale ne ha consentito la prima pubblicazione in un’edizione italiana a cura di Maria Nadotti con una nota di Marco Carapezza.

Si tratta di un’analisi accurata del Guttuso pittore e della sua opera. «Il “Bella Ciao” dell’arte occidentale» (prof. Mantoan), «l’intellettuale più completo che Bagheria abbia proposto al mondo» (prof. Padovano) è stato descritto da Berger come il pittore più importante attivo nell’Europa occidentale degli anni Cinquanta del secolo scorso, tra i pochi, se non l’unico che, dipingendo, riuscì a coniugare le avanguardie con la tradizione. La sua arte, tuttavia, non consta solo di questo: Guttuso è stato un uomo politicamente impegnato, le sue tele pregne di critica sociale. Scrive Berger: «L’atteggiamento di Guttuso è frutto delle sue convinzioni di comunista e del suo estro creativo, ma egli è in grado di esprimerlo così pienamente e vividamente grazie alla concretissima visione che ha ereditato dalla tradizione italiana del disegno».

Lo storyteller inglese – così Berger amava definirsi –, amico di Guttuso, nonché colui che ha garantito a quest’ultimo l’ingresso sulla scena inglese negli anni Cinquanta, asserisce che il pittore bagherese ha raggiunto un pubblico più ampio rispetto a qualsiasi altro pittore italiano perché ha dipinto con franchezza, senza alcuna limitazione o riserva.

Renato Guttuso, peraltro, non è stato “solo” un artista: all’attività di pittura ha sempre accompagnato quella della scrittura. Insomma, un intellettuale a tutto tondo, che, ahimè, oggi sembra essere estraneo ai più.

Il nostro invito è quello di scoprire e ad approfondire l’arte e l’opera di Guttuso, a partire dal museo a lui intitolato con sede a Villa Cattolica e – perché no? – leggendo la monografia di John Berger a lui dedicata.

Beatrice Brancato IV A

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