È stato davvero anomalo assistere a questa assemblea d’istituto. 

Un momento di confronto dell’intera comunità scolastica è diventato futile e sgradevole.

Una cavea, ideata per essere il centro delle attività scolastiche, come avveniva in ogni αγορά delle città greche, si è trasformata in qualcosa di ostile, dove nessuno sarebbe voluto rimanere.

Si è parlato di sicurezza e la sicurezza non è stata favorita; si è parlato di rispetto e il rispetto non è stato garantito a nessuno; si è parlato di unità e l’unità non è stata dimostrata da nessuno.

È stato poi descritto il “rappresentante ideale”, ma evidentemente qualcuno ha dimenticato dei passaggi, perché non credo che fare il rappresentante voglia dire urlare, utilizzando un lessico inconcepibile all’interno di un ambiente studentesco, per presentarsi ad una platea… Questo lessico purtroppo è stato utilizzato dall’inizio alla fine del “dibattito”, se cosi si può chiamare.

Il “confronto” è poi sfociato nella risoluzione di disguidi privati, che sono stati resi pubblici e commentati in modo altrettanto scurrile.

Ebbene io non so cosa possa esserci di peggio, ma sicuramente quella di oggi rimarrà una delle pagine più tristi e basse della storia del nostro liceo, che difficilmente verrà dimenticata.

Abbiamo assistito al fallimento di una piccola classe dirigente, che non ha saputo essere compatta e trasparente, rivelando il volto della prevaricazione e della prepotenza di chi, non riuscendo a farsi ascoltare, deve necessariamente alzare la voce.

Non importa quale sarà l’epilogo della vicenda alle urne di lunedì, ma sono certo che, dopo questa gara alla frequenza più alta in decibel e alle parole più pesanti, nessuno potrà rappresentare appieno questa comunità, fortemente bisognosa di punti fermi.

Tancredi Lo Bosco

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