Antonio Veneziano nacque a Monreale il 7 Gennaio 1543 da una famiglia di origini Veneziane. La sua fu una vita movimentata, con amori, dissapori familiari e contrasti politici e venne anche imprigionato ad Algeri insieme a Miguel de Cervantes, illustre scrittore Spagnolo. Ciò che lo caratterizza sono le sue opere scritte interamente in Siciliano come tanti altri suoi connazionali.

La sua opera principale è l’elogio Celia, dedicato alla sua amata, probabilmente la vice regina del Regno di Sicilia.

«Non è fiamma ordinaria, no, la mia
è fiamma che sol’io tengo e accolgo,
fiamma pura e celeste che arde in me;
per gran mistero e con stupendo effetto.
Amore, intento a fare idolatria,
s’è nuovamente eletto sacerdote;
tu, scolpita dentro quest’anima, sei la dea;
sacrificio il cuore, altare questo petto.»

Proprio in quest’opera, si esprime anche sulla sua decisione di scrivere interamente in Siciliano:

“…forse il mondo aspetterebbe altre primizie del mio ingegno; ma in quale lingua potevo iniziare meglio, che in quella che dapprima non solamente ho imparato, ma ho succhiato col latte materno?…” (ovvero il Siciliano)

“… Starebbe fresco Omero, che fu greco e scrisse in greco; Orazio, che fu dalle parti dove si parlava latino, e scrisse in latino; il Petrarca, che fu Toscano e scrisse in toscano, se a me, che sono siciliano, non mi venisse da comporre in siciliano…“

Ciò dimostra che è possibile scrivere opere di un certo prestigio anche nella nostra lingua, al contrario della credenza comune che il siciliano sia “un dialetto volgare e rozzo”!

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