“Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i draghi, quello lo sanno già, si insegna ai bambini che i draghi si possono sconfiggere”
– Roberto Benigni
La storia di cui parliamo oggi è quella di Claudio Domino, bambino che non credeva nei draghi ma che è stato portato via da uno di questi.
É infatti stato ingiustamente ucciso dalla mafia a soli undici anni.
La sua unica colpa? Avere assistito, involontariamente, a uno scambio di stupefacenti tra spacciatori. La vicenda di Claudio Domino ha ispirato molte persone a ribellarsi contro il fenomeno mafioso: è proprio per questo che, giorno 19 gennaio, la nostra scuola ha accolto la madre della vittima, Graziella Accetta, la quale insieme al marito gira tantissime scuole di Italia per testimoniare come genitore di vittima mafiosa e che, con grande forza, ci ha raccontato la storia di suo figlio.
7 ottobre 1986: quella sera il bambino, dopo un pomeriggio passato a giocare con un amico, mentre fa ritorno a casa, viene fermato da un uomo in moto che chiede chi tra i due fosse Claudio Domino. Senza pensarci due volte la vittima risponde e, subito dopo, il suono di uno sparo rimbomba per le strade. Claudio non c’è più.
Piena di dolore, la signora Accetta ci ha descritto quella sera terrificante e come da allora la sua vita e quella della famiglia sia sconvolta. Una donna coraggiosa, forte ma che ancora dopo trentasei anni non passa più notti serene a causa della mancata giusitizia per la morte del figlio.
All’incontro, oltre la madre, era presente anche il professore Alessandro Chiolo, autore del libro Squadra Mobile Palermo: il professore racconta in queste pagine la storia degli uomini della squadra uccisi e dedica un capitolo anche alla storia di Claudio.
A conclusione dell’incontro, alcuni alunni della scuola hanno suonato la canzone “Pensa” di Fabrizio Moro, inno indiscusso della antimafia.
Sicuramente quello di giorno 19 è stato un incontro commovente e formativo, poiché ci ha ulteriormente ricordato di non avere mai paura di dire NO alla mafia e di farlo in nome di tutte le vittime che, combattendo, hanno perso la propria vita.
Giulia Catania ed Elena Gambino 3°B