Lo scorso 12 gennaio è stato l’anniversario dello scoppio della rivoluzione Siciliana del 1848, sono passati esattamente 176 anni da quel giorno che segnò la storia della nostra isola.

Perché scoppiò la Rivoluzione Siciliana del ‘48?

La Sicilia faceva parte del Regno delle Due Sicilie dal 1816, anno dell’unione della corona siciliana con la corona napoletana,con a capo la dinastia dei Borbone di Napoli.

la Sicilia divenne la periferia del Regno, le città furono abbandonate a sé stesse e il popolo era affamato.

Inoltre il Parlamento Siciliano non venne più convocato dopo il 1816 e Palermo non era più capitale, quindi la Sicilia aveva perso anche la propria autonomia politica.

La rivoluzione scoppiò inizialmente a Palermo e si espanse a macchia d’olio in tutta la Sicilia con la creazione di vari Comitati Rivoluzionari nelle città ribellate.

I rivoluzionari Siciliani vinsero e venne nuovamente fondato il Regno di Sicilia, il Parlamento Siciliano venne convocato per la prima volta dopo 32 anni e venne redatta una “nuova” costituzione del nuovo stato Siciliano, sul modello di quella del 1812.

Articolo 2 della Costituzione Siciliana: “La Sicilia sarà sempre Stato indipendente”

La Sicilia quindi era tornata ad essere uno Stato indipendente, e la reazione borbonica non tardò ad arrivare. 

il Generale Carlo Filangieri , convocato per ordine del Regno delle Due Sicilie fu spedito presso lo Stretto per combattere i rivoltosi, e Messina venne messa a ferro e fuoco sotto i continui bombardamenti  delle truppe napoletane.

Proprio da questa battaglia nacque il fenomeno dei Camiciotti, volontari Siciliani che difesero Messina dalle truppe borboniche fino all’ultimo istante.

 In un articolo del 13 Ottobre 1848 il Times di Londra, noto giornale anti-rivoluzionario riconobbe la crudeltà dei borbonici, entrati a Messina il 12 Settembre 1848, riportando che le truppe napoletane avevano appiccato incendi all’interno di alcuni palazzi e che avevano distrutto  tutta la città.

Quali le cause del fallimento?

Il Regno di Sicilia dovette affrontare innanzitutto un problema di inferiorità numerica a livello militare, in secondo luogo una profonda divisione all’interno del Parlamento Siciliano, diviso in Indipendentisti puri, Federalisti e Unitari che non riuscirono ad eleggere un Re Siciliano, mantenendo quindi il trono vuoto per tutta la breve durata del Regno.

L’avvenimento che portò ufficialmente alla fine del regno fu l’invio di una delegazione, all’emissario del Re delle Due Sicilie, a nome dei nobili palermitani che, di fatto, consegnava la città di Palermo ai Borbone, perché  si temevano forti ricadute anche in materia economica; i nobili, infatti, avevano già dovuto rinunciare ai diritti feudali pochi anni prima.

Cadendo la capitale, cadde piano piano tutto il regno sotto il controllo borbonico, sfumando il sogno di una nazione…

Quale il suo significato?

La nazione Siciliana ricercava la propria libertà e riuscì a liberarsi da un popolo straniero (seppur per un breve periodo) esclusivamente con le proprie forze.

Nasce quindi un vero e proprio sentimento nazionalista Siciliano come negli altri stati maggiori d’Europa del tempo.

Cosa ci rimane oggi del ‘48 a Palermo?

Ad oggi abbiamo delle tracce della rivoluzione del ‘48 nella toponomastica  del quartiere Politeama, quartiere che si urbanizzò proprio in quegli anni, con nomi che riportano agli esponenti principali della Rivoluzione Siciliana, ovvero Francesco Crispi, Giuseppe la Masa, Pasquale Calvi ed altri.

Per esempio, via Libertà venne commissionata proprio in quel periodo, e il nome rimanda alla Libertà acquisita dal Popolo Siciliano.

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