“Io mi sentivo dannato dal fatto che non riuscissi a trovare un qualsiasi lavoro che mi soddisfacesse al 100%. Ma, in un particolare momento della mia vita, è arrivato il circo. Ė stata la vita a riportare il circo tra le mie mani.” 

Queste sono le significative parole che Francesco, un acrobata circense, ha donato alla redazione di Hermes durante un’intervista dove si è raccontato e durante la quale ha espresso con sincerità cosa rappresenta per lui il circo. 

Perché hai scelto di intraprendere questa strada? 

Non è stato facile, per me, capire subito quale fosse la strada giusta da percorrere. Naturalmente, prima di ogni scelta lavorativa o riguardante la propria carriera, è importante andare a scuola e proseguire gli studi. Ma la mia è stata davvero un’esperienza infelice e lo è stata per diversi anni. Per cui, dopo aver concluso gli studi al liceo, mi sono detto: “devo cercare di inventarmi qualcosa affinché io possa essere felice.” 

Ho lavorato da Zara per alcuni anni, ma, nonostante questo lavoro mi piacesse abbastanza, ho sentito il bisogno di dover trovare qualcosa di più soddisfacente. Un giorno, trovandomi in un bar, ho scoperto casualmente una scuola di acrobatica. Nonostante questa novità mi sembrasse molto interessante, non mi sentivo abbastanza pronto e sicuro: mi sentivo intimidito dagli artisti già esperti. Dopo aver riflettuto, però, ho deciso di darmi una chance ed ho fatto un giorno di prova. Mi sono reso conto di avere un talento naturale per le attività acrobatiche e ho deciso di seguire il mio istinto. Da allora, mi sono immerso in questo mondo e non mi sono mai guardato indietro. 

Cosa rispondi a chi ti chiede cosa rappresenta per te veramente il 

circo? 

Il circo per me è libertà. 

Per quanto mi riguarda è stato uno strumento per potermi esprimere. 

Caratterialmente sono sempre stato molto timido e non mi è mai particolarmente piaciuto stare al centro dell’attenzione. Tuttavia, quando guardavo gli acrobati esibirsi, non mi sentivo intimorito dal fatto che quel lavoro prevedesse che tutti gli occhi fossero puntati sull’artista. Solo quando sono entrato nella scuola ed ho cominciato a far parte di quella grande famiglia, ho capito che “stare al centro dell’attenzione” non mi dispiaceva. Naturalmente non ci esibivamo con dei monologhi: il nostro era un teatro “fisico”. 

Come vorresti portare all’interno delle scuole questa tua passione che è anche la tua carriera? 

Mi piacerebbe che tutti, in particolar modo gli studenti e le studentesse, potessero avvicinarsi al mondo del circo attraverso spettacoli e workshop organizzati in giardini pubblici. Vorrei far capire che queste attività sono accessibili a chiunque. Spesso le mie allieve pensano che questa disciplina sia fin troppo complessa e non adatta a loro ma, come sempre, alla fine delle nostre lezioni, tutti i loro dubbi iniziali scompaiono. Per esempio, di recente, una ragazza ha iniziato le lezioni con alcune difficoltà ma ha dimostrato a se stessa

di potersi trasformare in una farfalla, acquisendo consapevolezza del suo corpo e delle sue capacità. 

In che modo pensi che il circo abbia messo le radici all’interno di ognuno di noi? Il circo è entrato nella mia vita come un’oasi di tranquillità e libertà nell’istante in cui mi sentivo tanto incerto sul mio cammino. È un momento di aggregazione e autenticità, dove posso esprimermi liberamente. Lo vedo ovunque, non solo nei tradizionali spettacoli, sotto lo chapiteau, ma anche in momenti spontanei con gli amici. Il circo mi ha conquistato perché trasmette autenticità al 100% e, ognuno di noi, può viverlo sia da spettatore sia da artista perché è uno spazio che accoglie e rende liberi. 

Pensi che il circo abbia aiutato l’uomo a seguire il proprio istinto e l’impulso di seguire uno spirito di conservazione? 

Penso che l’uomo abbia sempre dovuto affrontare tante difficoltà come, per esempio, procurarsi del cibo per sopravvivere. Se pensiamo ai “nomadi”, ricordiamo che si sono sempre spostati seguendo le stagioni e le risorse disponibili. Muovendosi tra i paesi, venivano guidati da un istinto orientato dalla necessità di trovare nutrimento e prendersi cura della propria famiglia. Durante i momenti di riposo, creavano una casa temporanea, che potremmo associare all’immagine del tendone del circo: si creava, così, un’atmosfera densa di armonia e serenità. Allo stesso modo, quindi, la realtà circense conserva in sé lo spirito primitivo di conservazione, tipico dell’essere umano. 

Ultimamente si è molto discusso riguardo alle condizioni di vita degli animali all’interno del circo. 

Cosa ne pensi? 

Penso che sia fortemente necessario diffondere un’idea diversa del circo: il “circo tradizionale” è quello che tutti associano all’immagine del tendone con gli animali. Questa è un’antica tradizione nata per necessità di riscaldarsi e nutrire gli animali. Oggi il circo va oltre la figura del “tendone”: il circo è composto dalle persone, non dagli animali, proprio perché dobbiamo proteggerli dalle azioni umane. 

Pensi che questo tuo percorso abbia influenzato le relazioni con amici e parenti? 

Mi sono avvicinato al mondo del circo a 12 anni e, quando lo dissi a mia madre si mostrò felice poiché aveva notato non solo il mio entusiasmo ma l’impegno dedicato a quella disciplina. Tuttavia, nonostante avessi capito che quella era la strada giusta, ho continuato a cercare altri lavori affinché potessi essere del tutto indipendente economicamente. 

Oggi ho 38 anni e, quando dico che faccio l’acrobata circense, spesso mi viene ancora chiesto quale sia il mio “vero” lavoro: confesso che questa domanda mi infastidisce abbastanza! Il lavoro dovrebbe essere motivo di soddisfazione, non causa di stanchezza. Per me, è importante che il lavoro sia un’estensione di me stesso e, a quasi 40 anni, mi concedo la possibilità di sognare e continuerò a lottare per realizzare i miei sogni.

Quali sono state le tue difficoltà seguendo questo percorso? 

Mio padre era ufficiale dell’esercito e si ostinava a volere che anch’io seguissi quella strada. Da un lato non volevo deluderlo ma, dall’altro, mi rendevo conto che il suo lavoro lo aveva costretto a stare lontano dalla mia famiglia per diversi anni ed io non avrei mai voluto che questo succedesse anche a me in futuro. Ero giunto ad una conclusione: mi sarebbe piaciuto creare una famiglia ed essere sempre presente all’interno del mio nucleo familiare. 

A circa 22-23 anni ho detto a mio padre di non voler intraprendere la carriera militare e che avrei seguito i miei sogni. 

Hai mai avuto dei ripensamenti? 

Dopo 12 anni, il mio amore per il circo cresce ogni giorno di più e non mi pento della scelta che ho fatto. Non si tratta solo di allenamenti e insegnamento: l’ambiente circense è motivo di stimoli costanti proprio come lo studio di una nuova lingua. Tutto questo potrebbe offrirmi nuove opportunità, come, per esempio, lo sviluppo di un progetto in Francia. Naturalmente, non tutto deve essere direttamente legato al circo; anche le cose apparentemente distanti possono portare a connessioni significative. 

Cosa consigli ai ragazzi che vorrebbero intraprendere un percorso simile? Principalmente, raccomando di essere curiosi, di ascoltare. È importante comprendere che i consigli altrui divengono importanti solo se, prima, si è stati capaci di ascoltare se stessi e di fidarsi delle proprie passioni. 

Prima di un’esibizione cosa provi? 

Prima dell’esibizione, provo ansia e paura, ma, subito dopo essere entrato in scena, scompaiono. Quella paura si trasforma in adrenalina, egocentrismo e in una serie di pensieri che ti “gasano” e ti permettono di dare il 100% durante la performance. E lo ripeto… non è vero che soltanto le persone spavalde ed egocentriche possono lavorare nel circo, anche i più timidi possono farlo! 

Chi o cosa ti ha aiutato in questo percorso? 

In realtà non ho ricevuto alcun tipo di aiuto. Sono stato adottato ed ho origini rumene. Non è stato un caso il fatto che io abbia successivamente scelto questa strada; è come se le mie radici mi stessero chiamando per tornare a loro. Quando mi sentivo affranto dal fatto che non riuscissi a trovare un qualsiasi lavoro che mi soddisfacesse al 100%, il circo mi ha salvato. Ė stata la vita a riportarmi il circo tra le mani.

Sara Sanfilippo e Caterina Buttitta 3° B

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