Il mio nome è Elena.
E no, io non sono soltanto la moglie di Menelao, il grande re spartano, e nemmeno la regina fuggita col giovane paride, e neppure la sola causa della guerra di Troia.
Durante la mia vita ho sentito moltissime calunnie e menzogne sul mio conto, e nessuno, forse per la troppa paura, si è mai alzato in piedi per dire “Elena è innocente”.
Nessuno. Tranne un uomo.
Lo chiamano Gorgia e lo definiscono un “filosofo sofista“. Ebbene soltanto lui, in tutti questi anni, ha analizzato le possibili cause del mio comportamento e ha finalmente dimostrato la mia innocenza.
Si, esatto.
Come la mettereste se tutto quello che avete sentito su di me, fosse avvenuto per volere divino? No, gli dei non sono sempre dalla nostra parte. qualche volta possono rivelarsi la causa della nostra rovina.
Non vi convince?
Bene, e se fosse stato paride a rapirmi e a violentarmi contro la legge? la colpa sarebbe soltanto del rapitore e pertanto lui solo meriterebbe di essere punito.
Non vi convince neanche questa versione?
Allora non resta che dare la colpa a due forze: la parola e l’amore.
La parola, infatti, ha il potere di persuadere e illudere e se davvero io fossi stata persuasa e illusa dall’ incantesimo delle parole, allora sarei da definire soltanto sventurata.
E poi, che dire, l’amore. c’è qualcosa di più potente dell’amore? Come dice lo stesso Gorgia, l’amore è prima di tutto un dio ma anche una malattia della psiche. Io non so bene che definizione dare a questa potentissima furia, ma anche in questo caso sarei da considerare essenzialmente sfortunata.
Ecco, tutto ciò che ho detto, forse, riuscirà a farmi apparire un po’ più innocente agli occhi dell’umanità.
Perciò, adesso, vorrei porvi io una domanda: se voi tutti, prendeste per buona anche solo una delle possibili cause dette prima, come potrei mai essere ritenuta colpevole? come potrei essere colpevole di essere stata rapita? o di essere stata persuasa dalla forza della parola? oppure ancora, come potrei mai essere ritenuta colpevole di avere amato un uomo?
A voi la risposta.
Giulia Catania, 3B