Tersite, personaggio dell’Iliade di Omero, è un antieroe che si distingue per la sua bruttezza e codardia. Contrariamente al modello classico dell’eroe, caratterizzato da bellezza e forza, Tersite rappresenta l’opposto.

Nel secondo canto dell’Iliade, Omero introduce Tersite, il cui nome significa letteralmente “lo sfrontato”. La sua descrizione fisica è eloquente: aveva un naso largo e schiacciato, zoppicava da un piede, le spalle erano curve e rientranti sul petto, il cranio aguzzo sulla sommità e i capelli radi. Insomma, era l’uomo più brutto che fosse mai venuto sotto il dominio di Ilio.

Non solo mancava di bellezza, ma anche di coraggio. Era un chiacchierone irrequieto, che pronunciava parole confuse e vane, spesso rivolte contro i re. La sua codardia emerge quando offende Agamennone, il capo supremo degli eserciti, accusandolo di avidità e disprezzandolo apertamente.

D’altra parte, l’eroe Odisseo, paziente e risoluto, si oppone a Tersite. Lo rimprovera per le sue parole confuse e lo minaccia, sottolineando che non esiste un uomo più vile di lui tra tutti quelli che partecipano alla guerra di Troia.

Tersite era un abile oratore: la sua lingua tagliente lo faceva temere dagli altri guerrieri. Non aveva paura né di Achille né di Agamennone. Egli diventa simbolo del popolo che non accetta una guerra scatenata dai potenti e combattuta dai deboli. Le sue parole smodate rappresentano l’urlo disperato di una classe sociale nettamente sottorappresentata nell’epica omerica.

In breve, Tersite, con la sua bruttezza e la sua verità incivile, incarna l’antieroismo e sfida le convenzioni epiche, divenendo così un personaggio memorabile nell’Iliade

Incarna insomma l’antieroe, un personaggio che si discosta dai canoni tradizionali dell’eroismo. La sua presenza nell’Iliade serve a mettere in luce le diverse sfaccettature dell’umanità, comprese le sue imperfezioni e debolezze.

Qual era quindi il concetto di eroe per i Greci?

Nell’antica Grecia, il concetto di eroe era profondamente radicato nella cultura e nella letteratura. Gli eroi erano figure leggendarie, spesso discendenti degli dèi, che si distinguevano per il loro coraggio, abilità in battaglia e nobiltà d’animo. Tuttavia, c’era un ideale più ampio associato agli eroi, che andava oltre la mera forza fisica.

La frase “καλός καὶ ἀγαθός” (kalós kaí agathós) incapsula questo ideale. Questa espressione, abbreviata in “καλός κἀγαθός”, significa letteralmente “bello e buono” o “valoroso e virtuoso”. Ed esprime:

Bellezza e Bontà:

Kalós (καλός) si riferisce alla bellezza esteriore e interiore. Non solo doveva essere attraente fisicamente, ma anche possedere una mente armoniosa e virtuosa.

Agathós (ἀγαθός) rappresenta la bontà morale. Gli eroi non erano solo forti, ma anche giusti, onesti e nobili nel loro comportamento.

Questo concetto di bellezza e bontà combinati è noto come kalokagathia.

Gli eroi kalokagathoi erano nobili, valorosi e gentiluomini, capaci di affrontare le sfide sia in campo di battaglia che nella vita quotidiana.

Gli eroi greci non erano solo guerrieri coraggiosi, ma anche individui che incarnavano l’ideale di bellezza, nobiltà e virtù. La kalokagathia rappresentava l’armonia tra aspetti fisici e morali, rendendo gli eroi veri modelli di perfezione umana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *