“Cu voli puisia venga ‘n Sicilia”.

Con questa bellissima frase, il poeta bagherese Ignazio Buttitta esprime la profondità del sentimento provato per la sua terra. Essa infatti, può essere letta come una dichiarazione d’amore per il luogo in cui egli è nato, che viene descritto non solo come semplice fonte di ispirazione ma, soprattutto, come poesia esso stesso, quindi come passione suprema della vita del poeta.

E in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla data di pubblicazione della sua prima opera, è stato possibile ascoltare il frutto di questa passione, proprio nel luogo in cui le sue poesie furono concepite.

Infatti, il pomeriggio del 13 Dicembre 2023, in quella che fu per Buttitta la sua “putia”, la bottega, situata all’inizio del Corso Umberto, una delle principali strade bagheresi, in cui ha lavorato dall’età di 13 anni fino al matrimonio, ho avuto l’onore e il piacere di partecipare all’evento che ha visto l’intervento della figlia del poeta Flora Buttitta e di varie personalità tra cui il professore Salvatore D’Onofrio, Salvatore Ferlita, Emanuele Buttitta e Nicolò Fanale.

Dopo una breve introduzione del professor D’Onofrio, ha preso parola il professore Ferlita che ha descritto i tratti essenziali della poesia di Buttitta e della sua vita, fino ad arrivare a “Sintimentali”, la prima raccolta in siciliano del poeta.

E proprio su questa raccolta si è concentrato l’intervento evidenziando come nell’opera siano presenti elementi quali l’uso di vezzeggiativi e diminutivi, che ci testimoniano come Buttitta, all’inizio della sua carriera risenta dell’influenza dei poeti suoi contemporanei. In particolare emerge fortemente l’influenza di Giovanni Pascoli.

In ogni caso, ciò che colpisce nella lettura dell’opera è l’attualità dei temi trattati nelle poesie che pur essendo inserite in una raccolta del 1923 riguardano la condizione delle donne e dei lavoratori, i femminicidi, gli abusi, gli omicidi e la povertà estrema.

Giorno 23 gennaio 2024 alle ore 16:30 abbiamo partecipato alla seconda parte della manifestazione dedicata a Ignazio Buttitta, incentrata sul Lamento per la morti di Turiddu Carnivali.

Salvatore Carnevale era un bracciante, impegnato per difendere i diritti dei lavoratori poveri di Sciara, molto attivo politicamente, tanto da fondare la sezione del Partito Socialista Italiano di Sciara nel 1951. Era consapevole dei rischi della sua azione sindacale e culturale, tanto da dichiarare “Se caduti del Partito socialista italiano in Sciara vi saranno, il primo sarò io”. La mattina del 16 maggio 1955 venne assassinato a colpi di lupara da quattro mafiosi a soli 31 anni, mentre si recava a lavorare in una cava di pietra.

Ignazio Buttitta fu un grande sostenitore del socialismo e delle sue idee. Reduce da un’infanzia travagliata di povertà e ingiustizia e da un’esperienza traumatica nella prima guerra mondiale, il poeta vedeva il socialismo come una soluzione alla dilagante disuguaglianza dell’Italia del secolo scorso e fu colpito profondamente dalla brutale uccisione di Salvatore Carnevale, tanto da dedicargli una poesia che diventerà il simbolo della poetica impegnata di Buttitta e che verrà anche interpretata dal cantastorie Ciccio Busacca, il “Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali”.

La manifestazione si è svolta all’interno della putìa dove lavorava Ignazio Buttitta sul corso Umberto. Una volta dentro, nonostante il degrado causato dal tempo, si respira un’aria solenne e si può percepire una certa sacralità, quasi come se le parole sagge del poeta rimbombassero ancora tra le quattro mura della putìa. Dopo aver preso posto abbiamo avuto modo di ascoltare la poesia recitata da Buttitta attraverso un’antica videocassetta e, dopo l’introduzione del professore di storia contemporanea Antonino Blando, abbiamo assistito all’adattamento musicale dell’opera da parte dell’attore teatrale Enrico Stassi, che ha suonato la chitarra, terminando l’evento. Poesia e musica, un binomio eterno e inscindibile.

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